ALL’AGENTE IMMOBILIARE COSTA CARO USCIRE DAL NETWORK

Vita dura per gli agenti immobiliari che scelgono di abbandonare il franchisor. Oltre alle penali per risolvere il contratto, continuare esercitare nella zona di competenza diventa sempre più difficile: staccare l’insegna per poi svolgere l’attività in modo indipendente si scontra con la clausola di ”non concorrenza”, presente in molti contratti di franchising immobiliare.
«Due mesi fa ho disdetto un contratto che aveva l’obbligo di preavviso di ben 12 mesi – racconta Tiziana su Immobilio.it, una delle più grandi community online del settore –. Di lì a poco ho dovuto chiudere l’attività, in perdita, viste le difficoltà del mercato e gli esosissimi oneri legati al franchising. Il franchisor mi ha recapitato una raccomandata nella quale mi cita un obbligo di tenere aperta l’agenzia, nonostante le perdite economiche, per tutta la durata del preavviso. In più, avendo già chiuso, ”visto il danno d’immagine”, mi obbliga a versare le numerose royalties mancanti entro 7 giorni, pena l’azione legale e il risarcimento del danno». Quello di Tiziana è solo uno dei tanti casi raccontati su internet. Con la crisi è cresciuto il numero di affiliati che decidono di staccarsi dal network, cercando ”sollievo” senza il peso delle royalities. Ma dopo poche ore ricevono richieste di risarcimento o notifiche di ingenti penali, raggiunti dalla lettera di un avvocato o direttamente dal gruppo di franchising.

Alcune richieste possono essere pretestuose, a volte contestabili, ma osservando le clausole dei contratti di affiliazione proposti dai principali network italiani appare chiaro che uscire dal network non mai davvero facile. Nei casi di inadempimento (anche parziale) o di ritardo, la rete Gabetti ad esempio «conviene a favore dell’affiliante e a carico dell’affiliato una penale da 20mila a 25mila euro».

Per quanto riguarda Tecnocasa, invece, al franchisee è consentita la facoltà di recesso con preavviso di 30 giorni, «esclusivamente nell’ipotesi di comprovato insuccesso dell’iniziativa», di cui il bisognerà dare prova documentata, pena l’inefficacia del recesso stesso. In caso di cessazione, comunque, l’affiliato non potrà più «sfruttare il marchio, l’insegna e il know-how che gli è stato trasmesso» ed «evitare di sfruttare il fatto di essere stato un operatore dell’organizzazione Tecnocasa, acquisendo grazie a questo precedente la fiducia del cliente». Il noto franchising immobiliare aggiunge un «patto di non concorrenza» che, in caso non venga rispettato, determinerà un diritto al risarcimento degli eventuali danni causati al franchisor: quest’ultimo avrà la facoltà di chiedere, per la violazione anche parziale di ciascun obbligo contrattuale, una penale di valore non inferiore alla royalty annuale e pari all’ammontare di un anno di fatturato del franchisee, con riferimento ai 12 mesi precedenti.

Anche il contratto di SoloAffitti rimanda alla normativa sul divieto di concorrenza, successivo alla cessazione di un contratto di franchising, prevista dal Regolamento Comunitario 330/2010: all’articolo 4 è prevista la limitazione del divieto di concorrenza ad un anno e, nel caso specifico, è riferito alla sola attività di mediazione riferita alle locazioni. «Il divieto di concorrenza vale solo nella zona dove l’affiliato ha operato fino a quel momento con il nostro marchio – afferma Francesca Cantoni di SoloAffitti – e serve per tutelare il franchisor dalla possibilità di rivendersi quella zona. Per quanto ci riguarda, però, nessuno vieta all’ex affiliato di seguire le compravendite, non essendo oggetto del nostro business». SoloAffitti prevede la possibilità di recesso tramite raccomandata in qualsiasi momento, ma con un preavviso di 12 mesi: se non viene rispettato sarà necessario pagare le mensilità necessarie a coprire il periodo di preavviso.

Oltre a una penale forfettaria da trattare, è previsto un «periodo di rispetto» anche per chi esce da Fondocasa, limitato anche in questo caso alla zona di competenza contrattuale dove l’affiliato si impegna a non esercitare la stessa attività in proprio o con un altro marchio. Per Remax, infine, nessun patto di non concorrenza ma una penale pari alla fee di ingresso (solitamente tra i 10mila e i 18mila euro), con un preavviso di almeno 30 giorni.

Fonte: Michela Finizio de Il sole 24 ore-Casa 24

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